Primissime volte.
Come eravamo prima della prima volta? E chi se lo ricorda? Prima di assaggiare il ramen, prima del primo bacio, prima del primo ollie sullo skate, prima della prima scalata, o prima della prima della Scala. Prima di assuefarci a quell’overdose di dopamina che ti sale quando ti appassioni. Ogni prima volta andrebbe assaporata consapevolmente. Ma chi lo sa fare? Dovremmo imparare a imparare gustandoci sempre quello stato di grazia, quella fatica carica di desiderio di quando eravamo Vergini.
Questa è la nota che ho scritto cercando di dare una forma all’idea di fare un podcast insieme a Emanuele, chiamato appunto Vergini. L’idea originaria era: siamo entrambi vergini (segno zodiacale), e siamo abbastanza sicuri che per come siamo fatti - tendenzialmente - abbiamo una predilezione per le vergini (sempre segno zodiacale). Poi però abbiamo esplorato il concetto ed è tornata in superficie un’antica ossessione per le prime volte e per l’incapacità di pensare il presente nelle persone ‘creative’, che per definizione vivono pro-iettate sul prossimo progetto, sulla creazione appunto che altro non è che un ‘atto performativo’ (sempre sia lodato J. L. Austin) con cui diamo forma alla realtà, che quindi non è mai osservabile, staticamente, per quello che è. Ma solo per quello che sarà/che potrebbe essere.